I Sistemi Motivazionali nello Sviluppo e l’Attaccamento.

Le esperienze infantili hanno una notevole influenza sullo sviluppo del bambino.
Secondo la Teoria dell’attaccamento di Bowlby, il funzionamento mentale di un soggetto si basa sui sistemi motivazionali interpersonali, che sono delle complesse attività mentali, basate su tendenze innate, che regolano i comportamenti ed emozioni verso specifici scopi.

Come sono strutturati i sistemi motivazionali?

I sistemi motivazionali sono frutto dell’evoluzione, per cui sono presenti in maniera universale in tutti i membri di una specie animale anche se il loro funzionamento acquisisce degli aspetti individuali per effetto di elementi appresi.
Sono organizzati in una struttura gerarchica:
1. Al primo livello ci sono i sistemi motivazionali connessi a reti neurali localizzate nel cervello rettiliano, deputati a regolare l’omeostasi corporea, oppure alla ricerca del cibo (sistema predatorio) o, ancora, alla difesa da ogni minaccia alla sopravvivenza (sistema di difesa), a regolare il sistema sessuale (sistema sessuale arcaico), o a esplorare l’ambiente circostante (sistema esploratorio).
2. Al secondo livello, i sistemi motivazionali sono connessi a reti neurali del cosiddetto cervello antico mammifero o sistema limbico e regolano le interazioni fra i membri del gruppo sociale finalizzate alla richiesta di cura (sistema di attaccamento), all’offerta di cura (sistema di accudimento), alla definizione del rango sociale (sistema agonistico), e i comportamenti finalizzati alla formazione di coppie sessuali che durino nel tempo (sistema sessuale).
Nell’uomo è presente un sistema che regola le condotte cooperative per il raggiungimento di un obiettivo comune (sistema cooperativo).
3. Il terzo livello è connesso alle reti neurali della corteccia e comprende i sistemi motivazionali che regolano la tendenza, tipicamente umana, alla condivisione dell’esperienza (intersoggettività), a comprendere la realtà, a riflettere sui propri e sugli altrui stati mentali (metacognizione, mentalizzazione).

Quando si sviluppano?

Ogni individuo inizia a sviluppare sin dalla primissima infanzia una personale modalità di richiesta di aiuto e conforto, mediata da quelle che sono le dinamiche che intercorrono tra il bambino e l’adulto che abitualmente se ne prende cura (caregiver).
Ogni bambino, nel corso del proprio sviluppo, impara a gestire ed organizzare le esperienze vissute, acquisendo concetti e formando “categorie” all’interno delle quali andrà a collocare gli eventi, le emozioni e i pensieri.

Tutto ciò permette al bambino di valutare e attribuire significato a tutto quello che succede dentro e intorno a sé e di elaborare delle strategie per fronteggiare situazioni, acquisendo quindi un senso di autoefficacia e sicurezza.  Affinché tutto ciò avvenga, però, è necessario che l’ambiente circostante il bambino sia caratterizzato da una certa prevedibilità e stabilità e che le figure di riferimento primarie siano in grado di offrire al bambino la protezione e le cure di cui necessita.

Purtroppo questo non sempre avviene, in quanto, ci sono bambini che crescono in ambienti violenti, abusanti e/o gravemente trascuranti, per cui sperimentano sensazioni di angoscia schiacciante e ingestibile e le figure di accudimento non sono più fonte di conforto bensì diventano la fonte dell’angoscia e di una paura imprevedibile.

Quanti tipi di attaccamento esistono?

Le caratteristiche dell’interazione tra il bambino e il caregiver determinano i diversi tipi di risposte comportamentali a delle situazioni che attivano il sistema di attaccamento.
Esistono quattro tipi di attaccamento: sicuro (B); insicuro-evitante (A); insicuro-ambivalente (C); disorganizzato (D).

– Lo stile di attaccamento sicuro caratterizza le relazioni in cui la comunicazione avviene in maniera aperta diretta e sana. Il bambino è in grado di ricercare attivamente la propria figura di riferimento e di accoglierne il conforto che gli viene dato. Il caregiver, a sua volta, è in grado di individuare e rispondere in maniera adeguata ai segnali di disagio del bambino.

– Nelle relazioni caratterizzate da uno stile insicuro-evitante, il caregiver manifesta difficoltà a rispondere in maniera efficace e pronta alle richieste del bambino, oppure tende a minimizzarle. Il bambino, di conseguenza, tenderà a sviluppare strategie per eliminare oppure ridurre al minimo emozioni negative quali rabbia, angoscia o paura, che sono quelle che maggiormente attivano il sistema di attaccamento.

– Lo stile ambivalente è caratterizzato dall’iperattivazione dei comportamenti di attaccamento. Il caregiver tende a rispondere alle esigenze del bambino in maniera sporadica, imprevedibile e incoerente. Il bambino, a sua volta, tende ad enfatizzare le emozioni negative allo scopo di mantenere sempre attivato il sistema d’attaccamento.

– Nell’attaccamento disorganizzato non è presente nessuna strategia per reagire all’attivazione del sistema di attaccamento e quindi al bisogno di protezione e cura. I caregiver, in questi casi, sono solitamente impotenti e molto trascuranti e tendono a perdere facilmente il controllo, inoltre possono essere fisicamente e/o sessualmente abusanti.  Questi genitori, quindi, risultano incapaci di rispondere alle richieste di attaccamento del bambino. Di conseguenza, le risposte del caregiver durante lo sviluppo diventano fattori di vulnerabilità che possono determinare risposte patologiche ai traumi.

Dott.ssa Antonietta Perrotta